lunedì 10 marzo 2014

Un servizio sanitario universale

di Pietro Lunetto, socio Nuova Era a Viso Aperto - Onlus
    
     Uno dei problemi che mi sono trovato ad affrontare durante la mia emigrazione all’estero è stato quello della copertura sanitaria presente in giro per l’Europa, molto differente da quella italiana.

Pensate a cosa succederebbe se all’improvviso andando all’ospedale qualcuno vi chiedesse di pagare per intero la vostra prestazione. Non i ticket sanitari, anch’essi odiosi, ma una parcella piena. Un intervento semplice con qualche esame di controllo potrebbe costarvi dai 500 ai 1000 euro. E se non posso pagare? Beh se l’intevento non è salvavita, non verrete curati.

In molti Paesi, la copertura sanitaria è garantita dalle mutue. Se hai un lavoro, paghi la mutua e hai la copertura sanitaria. Il problema nasce quando il lavoro non ce l’hai o lo hai perso. A parte le emergenze, gli ospedali in molti Paesi, non sono tenuti a fare altro. Ti serve la medicina salvavita e costosa per tuo figlio? Se non paghi non avrai nessuna medicina. Questo ragionamento ha portato alla realizzazione in Italia del servizio sanitario nazionale. Un sistema universale che garantisce a tutti, senza distinzione di posizione economica, sociale, di razza e religione, la possibilità di essere curati gratuitamente.

Ovviamente, scandali ed inefficienze non sono mancati e, invece di intervenire energicamente, si è permesso al privato di crescere in modo sproporzionato, nonostante fornisca un servizio non sempre appropriato e ad un costo maggiore.

Nei Paesi dove la crisi sta mordendo di più, come in Grecia, esistono strutture sociali, spesso totalmente autofinanziate dai medici volontari, che garantiscono gratuitamente una copertura sanitaria, più o meno avanzata, a chi non può permetterselo. In Belgio, da circa 30 anni, esistono strutture sanitarie gratuite chiamate “Maison medicale”, Case della medicina in traduzione letterale. Furono fondate da un gruppo di militanti politici comunisti negli anni '80, iscritti al Partito del Lavoro. Essi, si resero conto che uno dei bisogni fondamentali di una certa parte della popolazione belga, immigrati e disoccupati, era far fronte ai problemi sanitari. Decisero che la loro militanza politica poteva migliorare concretamente la vita di decine di persone, se ognuno si fosse messo a disposizione del prossimo. Molti si sono anche fatti decine di giorni di carcere per questo, perché la legislazione belga non prevedeva questo tipo di strutture. Le “maison medicale” sono oggi una rete efficiente di supporto medico, i cui meriti sono stati riconosciuti anche dal mondo della medicina “ufficiale”. Una rete che continua a supportare non solo le persone localmente ma che ha avviato diversi progetti di collaborazione medica con l’estero, primo fra tutti la Palestina. Decine di giovani universitari si sono formate in queste strutture ed oggi molti tra i fondatori sono stati invitati a condividere la loro esperienza medica efficiente e di qualità, all’interno delle università.

Questi esempi dovrebbero farci riflettere sulla bontà e sui vantaggi di un sistema sanitario universale e sugli sforzi che andrebbero fatti per evitare di farcelo usurpare dalle lobby affaristiche.

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