giovedì 27 febbraio 2014

Ipertensione: consigli utili


di Valter Gregorio, biologo e nutrizionista

   La maggior parte dei casi di ipertensione può essere tenuta sotto controllo cambiando alimentazione e stile di vita. Anche se il comportamento e lo stress hanno una funzione importante, l’ipertensione è correlata in modo particolarmente stretto ai fattori dietetici. 

L’ipertensione è un’altra delle patologie associate ad una dieta occidentale e si riscontra quasi esclusivamente nei paesi industrializzati. 

Postura ed occlusione dentale

del Prof. Giuseppe Messina.

     E' ormai da un po’ di tempo che su giornali e tv vengono sottolineate delle strette correlazioni tra la postura del nostro corpo (l’assetto corporeo in rapporto alla superficie terrestre) e la nostra “chiusura dei denti” (occlusione). 

Quando, però, i pazienti si rivolgono agli addetti ai lavori (pediatri, dentisti, ortopedici, etc) si ritrovano risposte del tipo: fantasie o, peggio, speculazioni per fregare soldi ai pazienti! 

Come combattere il colesterolo

di Caterina Tumminello
 
  L’eccesso di colesterolo nel sangue, fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, richiede un trattamento tempestivo basato, prima che sui farmaci, sul controllo del colesterolo e dei grassi assunti tramite l’alimentazione

I grassi più dannosi sono quelli saturi (che fanno crescere il cosiddetto “colesterolo cattivo”LDL) e i polinsaturi che abbassano il colesterolo cosiddetto buono, HDL, mentre i monoinsaturi, di cui è ricco l’olio d’oliva, svolgono un’azione benefica poiché riducono le LDL ed aumentano le HDL. 

mercoledì 19 febbraio 2014

Educazione alimentare? Ecco i perché.

di  Caterina Tumminello
   Corretta alimentazione, Dieta equilibrata, Regime dietetico sono termini sempre più frequenti su riviste, programmi radiofonici, trasmissioni televisive. Ma perché si dedica così tanta attenzione a tali problematiche? E’sempre corretto e veritiero ciò che viene detto? Che influenza ha tutto ciò sulla nostra vita quotidiana? 

Ormai è certo che una sana alimentazione sia la chiave di prevenzione per tutelare la nostra salute sia che si parli di bambini, di adulti, di gestanti, di anziani. Ed è proprio con i bambini che si deve parlare di sana e corretta alimentazione, perché sono curiosi e dotati, nella maggior parte dei casi di un vivace appetito.


lunedì 17 febbraio 2014

Celiachia: malattia o intolleranza?

di Walter Gregorio, Biologo- Nutrizionista, Dott. in Oncopatologia

   La malattia celiaca o celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, un complesso di sostanze azotate che si forma durante l'impasto con acqua della farina di alcuni cereali, come avena, frumenti, farro, kamut, orzo, segale, spelta e tricale. In senso stretto non è una vera e propria malattia, ma una condizione che per manifestarsi necessita della contemporanea presenza di una predisposizione genetica e di un consumo di alimenti contenenti glutine.

Dalla desolazione alla consolazione nella famiglia con un bambino malato


di Vito Ferri, psicologo psicoterapeuta e sociologo

     "Il mondo ci è crollato addosso", "Un fulmine si è abbattuto sulla nostra vita". Nello sforzo comunicativo di esprimere lo shock della diagnosi di una patologia grave che colpisce un bambino, i genitori possono ricorrere a metafore o similitudini, comunque insufficienti a descrivere la sofferenza vissuta. Queste metafore riguardano però la fase iniziale. I terremoti, i fulmini, le frane durano spesso pochi minuti o addirittura frazioni di secondo, ma i loro effetti permangono a lungo.

Questi effetti portano una tra le sofferenze più intense che l'essere umano possa conoscere: la desolazione. I genitori si trovano a dover seppellire idee, progetti, fantasie legate all'immagine del proprio figlioletto prima della malattia. La famiglia è congelata nel dolore, come nelle rappresentazioni dello "Stabat Mater": Maria addolorata e desolata, ferma sotto la Croce, col cuore trafitto.

Globalità e umanizzazione delle cure

di Vito Ferri, psicologo psicoterapeuta e sociologo

     Con il corso di formazione "Globalità e umanizzazione delle cure", si è compiuto il primo passo concreto su una nuova via aperta dal Gruppo formazione dell'Associazione Neava: formare una visione globale della persona per umanizzare le cure. 

Il corso, svoltosi a Palermo dal 6 al 21 ottobre 2011, presso l'Aula Magna dell'Ospedale "V. Cervello" ed articolato in otto moduli, era aperto a operatori sanitari, assistenti sociali (3 crediti formativi), psicologi, educatori, studenti universitari (3 CFU per gli studenti di Psicologia) e volontari.

Il percorso educativo negli Ospedali Pediatrici


di Domenico Ruvolo, pedagogista

    Il percorso di “Umanizzazione negli Ospedali Pediatrici” è un percorso iniziato, circa cinquant’anni fa, per rendere meno traumatica possibile l’esperienza del ricovero in ospedale e prevede che i reparti di tutti gli ospedali pediatrici siano sempre più a misura di bambino.

Soprattutto a causa di malattie croniche, i piccoli pazienti sono costretti a trascorrere lunghi periodi negli ospedali pediatrici, che diventano una sorte di “seconda casa”; ecco quindi l’esigenza di accoglierli e rendere loro una vita meno difficile rispetto ai coetanei.

giovedì 13 febbraio 2014

Separati ma uniti da loro: i figli


di Patrizia Ferrante, avvocato 
 
   La famiglia ha subito, e continua a subire, una trasformazione profonda, ci si sposa con l’idea che le regole da applicare al matrimonio siano quelle “tradizionali”, ma quando il matrimonio finisce queste regole svaniscono nel nulla. L’amore, questa variabile rischiosa, quando finisce si trasforma in dolore, rabbia e in alcuni casi odio profondo verso la persona alla quale abbiamo promesso amore eterno.

Spesso ci si dimentica che con il matrimonio non nascono solo diritti e doveri tra coloro che lo contraggono, ma coinvolgono soprattutto i figli.

Nuove forme di disturbi alimentari


di Walter Gregorio, Biologo- Nutrizionista, Dott. in Oncopatologia

  Ai ben noti disturbi del comportamento alimentare, come la bulimia e l'anoressia, che trovano un picco di esordio tra adolescenti e giovani, si aggiungono ora forme nuove ed emergenti, meno conosciute, ma non per questo meno pericolose.

L'ortoressia, per esempio, è l'atteggiamento di chi prova una sorta di ossessione per i cibi giusti e a differenza di chi soffre di anoressia o bulimia che è ossessionato dalla quantità, la preoccupazione dell'ortoressico è la qualità del cibo: deve poter accertarsi che l'alimento è sano, puro e attivo nella prevenzione delle malattie. Questa premessa impone un regime talmente rigoroso da esporlo paradossalmente al rischio di carenze nutrizionali gravi e quindi di danni dovuti alla drastica riduzione di vitamine e sali minerali (avitaminosi e osteoporosi).

L'adolescenza come fenomeno sociale


di Andrea Toschi, insegnante


   L'adolescenza (dal latino "adolesco": cresco) è quel tratto dell'età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto dell'individuo. E' estremamente difficile caratterizzarla e classificarla. Forse è anche per questo che all'adolescenza si sono legati tanti aspetti rituali, sia istituzionali che sociali: la scelta e l'accesso alla scuola superiore, gli esami di terza media, il primo motorino, l'esame della patente, il primo "filarino".... 

E' impossibile delineare con precisione i caratteri di tale età, si può addirittura affermare che sia un'invenzione in rapporto alle caratteristiche sociali ed economiche di un determinato periodo storico; se alla fine dell'Ottocento era normale per le donne sposarsi (spesso non volontariamente) a 14 anni, per la nostra società attuale è impensabile.

Le famiglie che incontrano la malattia


di Erika Maniscalco, dottore in Filosofia e counselor  
  
     La malattia, come evento nuovo e stressante, rappresenta innanzitutto la rottura dell’omeostasi familiare. Essa sconvolge la vita individuale e spezza i modelli di interazione usati dalla famiglia. Inoltre, può implicare il capovolgimento dei ruoli e la modificazione delle regole dell'organizzazione familiare. Usando come modello di riferimento l’approccio sistemico, la malattia coinvolge nel suo raggio d’azione il paziente e tutta la sua famiglia, che lo accompagna in ogni fase e che deve essere considerata parte fondamentale del processo terapeutico.

Volontariato e burnout -fare del bene senza farsi male



di Mariapaola Ramaglia, educatrice e volontaria N.E.A.V.A.  

      Chi svolge professioni d’aiuto subisce un duplice stress: quello personale e quello di chi si deve aiutare. Non sempre è facile essere vicini all’altro, mantenendo un giusto distacco emozionale, ma un eccessivo coinvolgimento può far superare la soglia di tolleranza del burnout (letteralmente, “bruciato, scoppiato, consumato, esaurito”) e, a quel punto, fare del bene inizia a far male.

Molti studi evidenziano che gli operatori sanitari rischiano il burnout, ma minimo è ancora il riferimento a chi opera in ambito ospedaliero come volontario, che, spesso, si dà per scontato abbia capacità ed energie sufficienti ad affrontare questo tipo di attività.