giovedì 13 febbraio 2014

L'adolescenza come fenomeno sociale


di Andrea Toschi, insegnante


   L'adolescenza (dal latino "adolesco": cresco) è quel tratto dell'età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto dell'individuo. E' estremamente difficile caratterizzarla e classificarla. Forse è anche per questo che all'adolescenza si sono legati tanti aspetti rituali, sia istituzionali che sociali: la scelta e l'accesso alla scuola superiore, gli esami di terza media, il primo motorino, l'esame della patente, il primo "filarino".... 

E' impossibile delineare con precisione i caratteri di tale età, si può addirittura affermare che sia un'invenzione in rapporto alle caratteristiche sociali ed economiche di un determinato periodo storico; se alla fine dell'Ottocento era normale per le donne sposarsi (spesso non volontariamente) a 14 anni, per la nostra società attuale è impensabile.

Tanti giovani risentono di una adolescenza prolungata, i famosi "bamboccioni", ovvero universitari fuori corso abbastanza abbienti che considerano ancora il nido famigliare come il posto più sicuro (e comodo) dove vivere. Certo le scarse possibilità lavorative rendono questo fenomeno accettabile (se non normale), antitetico al modello della prima rivoluzione industriale in cui un bambino si trovava catapultato nel mondo del lavoro molto presto ed era costretto a crescere in fretta anche perché la sua aspettativa di vita era più bassa. 

Il fatto che oggi si possa parlare di adolescenti come di una categoria sociale è un fattore benefico per la collettività, perché è in quell'età che si inizia a strutturare in modo relativamente stabile la nostra personalità, vivendo alcune delle esperienze più critiche dell’esistenza. La “crisi adolescenziale” designa appunto passaggi chiave dell’adolescenza come la faticosa costruzione della propria identità e delle proprie relazioni, la maturazione di un senso del vivere e dell’agire, la creazione di alcuni ideali di riferimento laici o religiosi.

A ciò si aggiunga che lo sviluppo psicologico-emozionale non procede sempre di pari passo con lo sviluppo fisico; le società occidentalizzate stanno provocando un ritardo sempre maggiore dello sviluppo psicologico, mentre in altre zone del mondo pare verificarsi l'opposto. I limiti di età sono diversi tra persone di sesso diverso; più tardi si verificherà lo sviluppo puberale, più tardi finirà l'adolescenza. Alcuni tratti psicologici considerati tipici dell'adolescenza permangono oltre la prima giovinezza per certi individui. Questo può derivare dal fatto che il vissuto interiore dell'adolescente se non elaborato, reso manifesto e assimilato, può dar luogo a quella sindrome di Peter pan, così diffusa nelle conversazioni da salotto. Tale stereotipo dell’eterno adolescente deriva dal non essere stato capace di affrontare la crisi in termini di crescita ed in modo distaccato dalle figure parentali. 

L’adolescente che vive il primo trauma in campo amoroso e non riesce coscientemente ad elaborarlo, può maturare una profonda sfiducia verso le relazioni di coppia, sfiducia accresciuta magari da un'iperprotezione materna, che sottintende l’idea che “gli altri siano cattivi, il mondo è crudele solo la mamma è buona”. Molte forme di mammismo vanno legate ai significati profondi trasmessi dalle figure parentali in questa età. La figura dell'adolescente, come persona in una prolungata fase di transizione problematica, non è considerata dalla maggior parte delle società tradizionali. In esse spesso il passaggio dalla fase della vita "bambino" alla fase "adulto" viene (veniva) gestito da appositi riti di passaggio, che rappresentano simbolicamente l'allontanamento dallo stato precedente, l'attraversamento di una soglia liminale e la reintegrazione nella società con un diverso status. 

E’ tenendo presente questi riti di passaggio che una crisi si può rivelare proficua, il distacco interiore dalle figure parentali, il vivere esperienze da soli, in cui si impara a “sapersela cavare” (foss’anche semplicemente un’esperienza di lavoro all’estero) diventano le forme moderne di ritualità in cui una persona può fortificarsi e crescere.

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