lunedì 17 febbraio 2014

Celiachia: malattia o intolleranza?

di Walter Gregorio, Biologo- Nutrizionista, Dott. in Oncopatologia

   La malattia celiaca o celiachia è un'intolleranza permanente al glutine, un complesso di sostanze azotate che si forma durante l'impasto con acqua della farina di alcuni cereali, come avena, frumenti, farro, kamut, orzo, segale, spelta e tricale. In senso stretto non è una vera e propria malattia, ma una condizione che per manifestarsi necessita della contemporanea presenza di una predisposizione genetica e di un consumo di alimenti contenenti glutine.

In Italia è riconosciuta come malattia sociale: si stima colpisca all'incirca 400.000 italiani, cioè una persona ogni 100/150 abitanti, ma, dato che molti soggetti convivono per molti anni con questa condizione senza accusare disturbi particolarmente gravi, il numero dei casi diagnosticati ( 35.000) è inferiore rispetto alla reale incidenza della patologia.
Ogni anno, in Italia si riscontrano circa 2.800 nuovi casi di celiachia, con un incremento annuo che si attesta intorno al 9%. Per combatterla, l'unica terapia attualmente valida è quella dietetica: il celiaco è costretto ad eliminare dalla propria tavola tutti gli alimenti contenenti anche solo piccole quantità di glutine (pasta, dolci, pane, birra, boscotti ecc.).Non a caso la celiachia colpisce prevalentemente i soggetti di razza causasica, il cui consumo di cereali contenenenti glutine è superiore rispetto ad altre popolazioni come quelle africane od asiatiche. 
 
La celiachia è più frequente nelle donne (il sesso femminile è colpito in misura doppia, rispetto agli uomini) ed è una malattia autoimmune: il consumo di glutine causa in un individuo predisposto un'eccessiva risposta immunitaria che colpisce le cellule dell'intestino tenue deputate all'assorbimento dei nutrienti. Il fenomeno è particolarmente grave nei bambini, che necessitano di abbondanti sostanze nutritive per i processi di sviluppo e di crescita. Interferendo con l'assorbimento dei nutrienti va, infatti, a colpire molti organi e tessuti, determinando numerose conseguenze negative e, spesso, si correla a sintomi molto lievi tanto che il paziente convive con questi problemi per anni senza rendersi conto effettivamente dell'anomalia (celiachia silente). 

Tra i sintomi più frequentemente correlati a questa malattia ricordiamo:
  • anemia da carenza di minerali (Ferro) o vitamine (vitamina B12, acido folico);
  • osteoporosi precoce per ridotto assorbimento di calcio e caranza di vitamina D che può condurre nei casi più gravi a fratture ossee in seguito a traumi di lievi entità;
  • aftosi orale (fenomeno che porta alla formazione di piccole placche rotondeggianti e fastidiose sulle mucosose orali) e più in generale dermatite erpetiforme (particolare lesione bollosa della cute);
  • cefalee e malessere generale associato a debolezza;
  • problemi di natura psicologica come ansia, irritabilità e depressione;
  • gonfiore addominale, colite, diarrea inermittente, fatulenza, crampi;
  • aumento delle transaminasi, particolari enzimi di origine epatica.
Se non diagnosticata in tempo ed adeguatamente curata, la celiachia può condurre a fenomeni molto gravi soprattutto in giovane età (celiachia tipica). La progressiva distruzione dei villi intestinali conduce a malattie importanti e talvolta irreversibili, come infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita, ipotirodisimo, alopecia, diabete e tumori intestinali.

L'intolleranza al glutine si può accompagnare ad ulteriori allergie o intolleranze alimentari come quella al lattosio. In questi casi la lista degli alimenti consentiti è impoverita ulteriormente, creando non pochi disagi al paziente. 

I soggetti che hanno almeno un parente affetto da celiachia hanno un maggior rischio di contrarla. Anche la dieta ha un ruolo fondamentale nella comparsa della celicachia e tanto più risulta povera di glutine e tanto minore sarà il rischio di insorgenza.

Nessun commento:

Posta un commento