giovedì 13 febbraio 2014

Le famiglie che incontrano la malattia


di Erika Maniscalco, dottore in Filosofia e counselor  
  
     La malattia, come evento nuovo e stressante, rappresenta innanzitutto la rottura dell’omeostasi familiare. Essa sconvolge la vita individuale e spezza i modelli di interazione usati dalla famiglia. Inoltre, può implicare il capovolgimento dei ruoli e la modificazione delle regole dell'organizzazione familiare. Usando come modello di riferimento l’approccio sistemico, la malattia coinvolge nel suo raggio d’azione il paziente e tutta la sua famiglia, che lo accompagna in ogni fase e che deve essere considerata parte fondamentale del processo terapeutico.


Da alcuni decenni, esiste una diatriba tra chi legge il concetto di “curare” (I cure) legato alle sole prestazioni sanitarie con un passaggio unidirezionale di terapia da chi offre la cura a chi è portatore della malattia, altri che considerano il concetto di “prendersi cura” (I care) come un concetto che pone l’attenzione a trecentosessanta gradi sul paziente e sulla famiglia mettendolo al centro del processo terapeutico. Pertanto trasformare la cura in una relazione terapeutica significa andare oltre e riconoscere dignità e ruolo anche agli aspetti relazionali ritenendoli elementi integranti e imprescindibili della cura stessa. Quindi, non esiste il paziente affetto da una particolare patologia, ma esiste la persona con la propria storia individuale e di malattia, unica, in un momento unico del ciclo vitale proprio e della propria famiglia.  Non si parla solo del paziente come singolo, quanto del paziente inserito nel sistema familiare.
Tale approccio propone un concetto globale di salute che non rinuncia alla specificità dei livelli implicati, ma al contempo sottolinea l’interdipendenza di questi nell’insieme della persona, poiché collega in un tutto unico le scoperte delle scienze fisiche, filosofiche e psicologiche, concependo la biosfera alla luce di un modello ecologico globale, in cui la persona comprende i vari sottoinsiemi che la costituiscono, come il carattere fisico, emozionale e cognitivo. Pertanto, la persona non si deve considerare un sistema chiuso e statico, ma un sistema aperto e in continua evoluzione grazie alla relazione reciproca e scambievole sia con l’ambiente circostante che con il trasgenerazionale della famiglia. Intendendo questo ultimo come un deposito di valori, tradizioni, miti, eredità familiari e culturali in gran parte inconsapevoli.
Cosa può aiutare la famiglia ad affrontare la malattia? Una risorsa molto importante potrebbe essere la resilienza, ovvero “la capacità o il processo di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare a un esito negativo”. È la capacità di “rimanere in piedi”. I fattori che promuovono la resilienza sono: fattori individuali, ovvero, le caratteristiche di personalità, il temperamento, l’autonomia, l’autostima, le capacità di problem solving e le strategie di coping; fattori relazionali come il sostegno sociale, emotivo, la qualità delle relazioni familiari e amicali.

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