giovedì 13 febbraio 2014

Separati ma uniti da loro: i figli


di Patrizia Ferrante, avvocato 
 
   La famiglia ha subito, e continua a subire, una trasformazione profonda, ci si sposa con l’idea che le regole da applicare al matrimonio siano quelle “tradizionali”, ma quando il matrimonio finisce queste regole svaniscono nel nulla. L’amore, questa variabile rischiosa, quando finisce si trasforma in dolore, rabbia e in alcuni casi odio profondo verso la persona alla quale abbiamo promesso amore eterno.

Spesso ci si dimentica che con il matrimonio non nascono solo diritti e doveri tra coloro che lo contraggono, ma coinvolgono soprattutto i figli.

Oggi i coniugi antepongono la propria individualità all’essere coppia, pretendono che la legge tuteli i propri individuali interessi a discapito dei diritti della famiglia complessivamente intesa.
L’avvocato si trova spesso a dover gestire la grande conflittualità esistente tra i coniugi e che inevitabilmente si riverbera negativamente sui figli.

Il punto di partenza, per il professionista è quello di ridurre la conflittualità, collocare nella giusta posizione i motivi del conflitto facendo capire ai coniugi che il loro essere genitori non viene meno nonostante la separazione.

Oggi per legge l’affidamento è condiviso, e la potestà sui figli è affidata ad entrambi i coniugi. Il fondamento della legge sull’affidamento condiviso è quello di mantenere un rapporto equilibrato tra figli e genitori, che la separazione spesso fa venir meno.

Il ruolo del padre, in questi ultimi anni, è stato radicalmente rivalutato. I padri si dedicano di più ai figli, vogliono essere presenti nella loro vita.

Il diritto di famiglia è stato profondamente innovato con l’introduzione della legge n. 54/2006 sull’affido condiviso, che, in particolare, ha innovato la disciplina della separazione e del divorzio, sancendo principi che aprono la strada ad un nuovo intendere i rapporti tra genitori e figli anche dopo la separazione.

L’attività degli operatori del diritto, dagli avvocati ai magistrati, deve essere orientata verso una concreta applicazione della legge, attività non sempre facile, perché s'interviene in una situazione familiare compromessa, i provvedimenti devono cercare, quindi, il più possibile di prevenire i momenti di scontro tra gli ex coniugi e agevolare, nell’ottica dell’affidamento condiviso, la collaborazione tra di essi anche dopo la separazione.

Spesso, però, l’estrema genericità delle prescrizioni del giudice dà origine a non pochi contrasti sulle modalità d'esercizio del diritto di frequentazione del genitore non collocatario, a scapito della serenità dei figli. 

Nella maggior parte dei casi, bisognerebbe fissare alcune regole precise, al fine di evitare libertà di azione ai genitori che sono troppo provati dalla separazione per poter anteporre gli interessi dei figli, che spesso finiscono per diventare degli strumenti di pressione psicologica.

La casistica vede spesso la madre artefice di condotte tali da alienare la figura paterna, condotte che danneggiano non solo il padre, violato nel suo diritto più sacro e forte, quello del rapporto padre-figli, ma anche il figlio costretto a crescere in modo innaturale, privo del riferimento fondamentale di uno dei genitori, segnandone il suo destino.  

L’avvocato, nel trattare questa materia ha una responsabilità enorme, poiché si trova a gestire non diritti di crediti ma diritti inviolabili; è necessario, dunque, che sia dotato di  formazione, etica professionale e soprattutto onestà intellettuale.    

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